La banca centrale della Cina ha lasciato il Loan Prime Rate al 3,6% per la settima riunione consecutiva. Si tratta del tasso di riferimento per i prestiti a un anno di scadenza, ossia quelli erogati alle imprese e alle famiglie. Il tasso a cinque anni, che è il riferimento per i mutui, è stato lasciato al 4,3%.
Settimana scorsa la Banca Centrale aveva già lasciato il tasso medio termine al 2,75%.
La decisione della PBoC sul tasso
Il costo del denaro rimane quindi ancora fermo in Cina. All’inizio di marzo il governatore della People’s Bank of China, Yi Gang , aveva già detto che l’attuale livello dei tassi di interesse risultava quello più “appropriato” per la situazione. Aveva inoltre aggiunto la necessità di liberare spazio per la liquidità a favore delle banche. Per questo l’istituto centrale aveva tagliato a metà marzo il coefficiente di riserva obbligatoria di 25 punti base, cosa che non si vedeva da dicembre.
I mercati non restano stupiti
La decisione della Banca Centrale cinese sul tasso di interesse non ha stupito i mercati, visto che era largamente attesa.
Per questo motivo non ha inciso granché sull’andamento dello Yuan cinese (i dati si possono vedere sulla piattaforma binaria Pocket Option Italia). Piuttosto sul rapporto di cambio con il dollaro stanno agendo altri driver, a cominciare dalla turbolenza che nella sistema finanziario che è stata innescata dalla crisi bancaria.
Clima teso
Il fallimento della Silicon Valley Bank, le difficoltà di Credit Suisse e delle banche regionali americane hanno creato un clima assai nervoso sui mercati finanziari. Tutto questo ha spinto gli investitori ad assumere un atteggiamento prudente, cercando più che altro i beni rifugio come l’oro, che ha fatto breakout dal pattern cuneo wedge.
Peraltro questo mercoledì ci sarà il meeting di politica monetaria nella Federal Reserve, che probabilmente modificherà il proprio atteggiamento verso una direzione più moderata. I mercati si aspettano infatti una stretta di 25 punti base e non di 50, come fino a pochi giorni fa.