Come era stato ampiamente previsto dagli esperti di mercato, la Bank of England ha deciso di alzare il costo del denaro di 50 punti base nella riunione di politica monetaria di agosto. Il tasso di interesse viene così portato all’1,75%, come non si vedeva dal lontano 2009.
Combattere l’inflazione con il tasso di interesse
Quello effettuato dalla Banca Centrale britannica è il sesto aumento consecutivo del costo del denaro. Al tempo stesso si tratta della stretta monetaria più robusta dal 1995.
La decisione di alzare il tasso di interesse di 50 punti base risponde all’esigenza di combattere l’inflazione crescente. Secondo le proiezioni della Bank of England, l’indice dei prezzi salirà fino al 13,3% nel mese di ottobre, e rimarrà su livelli molto elevati per una buona parte dell’anno prossimo.
La corsa dei prezzi è dovuta principalmente all’aumento delle tariffe energetiche, e finirà per aggravare la situazione delle famiglie britanniche e sui consumi.
Annotazione: anche sulle commodities energetiche è importante conoscere i pattern trading significato.
Recessione in arrivo
La Bank of England avverte che si approssima una recessione, che comincerà dal quarto trimestre di quest’anno. Questo scenario dovrebbe rimanere per 5 trimestri, quindi per tutto il 2023, concretizzando così la recessione più duratura della grande crisi finanziaria.
Nel frattempo, i PMI finali hanno mostrato che l’economia del Regno Unito ha rallentato più di quanto inizialmente pensato all’inizio del terzo trimestre, ma è rimasta a un ritmo ancora robusto.
Riflessi sul mercato e la sterlina
Dopo il meeting della Bank of England, la sterlina perde quota. Gli investitori speravano che la banca centrale avrebbe assunto un atteggiamento più aggressivo, alzando in modo più forte il tasso di interesse. La sterlina ha perso quota, con il cambio GBPUSD che ha toccato il livello di 1,21 (è interessante osservare i ritracciamenti, per chi sa usare Fibonacci trading).
Intanto il Gilt decennale britannico è sceso al di sotto del livello dell’1,9%, avvicinandosi al minimo di 2 mesi e mezzo dell’1,7% raggiunto questa settimana.