C’è chi non scrive o almeno così dice. Un tempo le persone scrivevano al massimo le cartoline d’auguri. Oggi, giocoforza, volenti o nolenti, sono “costrette” a scrivere e inviare messaggi, post, SMS per essere presenti online e per interagire virtualmente. Tutti o quasi oggi scrivono, anche quelli che dicono di non scrivere. Senza accorgersene passiamo tutta la vita a scrivere. Oggi, anche se questa è la civiltà dell’immagine, siamo tutti scriventi, anche se nel senso letterale e non nel significato prettamente artistico. La maggioranza delle persone parlano meglio di come scrivono. Non sono abituate a scrivere e poi l’italiano scritto non è facile, mentre è molto facile commettere errori, al punto che anche grandi professionisti, grandi capitani d’industria, grandi medici, alti magistrati commettono errori a scrivere.
C’è chi parla quindi meglio di come scrive. Oggi ci sono anche professionisti della carta stampata che parlano meglio di come scrivono. Sono bravissimi a fare gli opinionisti prezzemolini in televisione. Sembrano brillanti, fanno i battutisti, vogliono sempre avere l’ultima parola. Poi uno legge i loro articoli e da poche righe ci si accorge che dietro tanta apparente brillantezza oratoria si nasconde un vuoto di pensiero. Non esprimono mai pensieri articolati che sappiano rendere bene la complessità delle cose. Oppure ipersemplificano, pensando che il popolo sia bue e gli italiani non capiscano niente o ben poco. A ogni modo non si impegnano a chiarire, a esporre con termini più semplici le cose complesse. Non danno la pappa pronta ai lettori. Semplicemente non la danno. Si limitano a fare il compitino. Tutta fuffa. Tutto fumo e niente arrosto. Versano fiumi di inchiostro, ma la loro è carta straccia. Non informano (perché a questo ci pensano già tantissimi) né formano culturalmente. In una parola sola appaiono per dire che esistono, ma i loro pensieri non sono pervenuti, non esistono quasi.
C’è chi scrive meglio di come parla. E allora alcuni maligni dicono: ma chi te le scrive certe cose? Dove le copi? Come se la realtà fosse un eterno e onnicomprensivo talk-show in cui ha la meglio chi fa la voce più grossa e chi parla più a raffica, anche se non parla con cognizione di causa e spara solo stronzate. In realtà molti non sanno giudicare la qualità dei contenuti e delle argomentazioni. Quindi parlate, parlate velocemente, anche senza dire niente o dicendo stupidità. La gente non vi farà caso e sembrerete intelligenti e brillanti. In fondo per i giapponesi chi parla velocemente viene considerato più intelligente. Anche tra le persone comuni in Occidente chi parla molto viene considerato più intelligente. A mio avviso è questione di introversione o di estroversione, di personalità e non di intelligenza. Al diavolo comunque la cultura concepita come ponderatezza, come saper misurare le parole, come riflessività! Parlate, parlate a vanvera! Ma ci sono anche ottimi intellettuali che si sottraggono a questa rissa verbale perenne, a questo eterno talk-show. La danno vinta agli stupidi, ai qualunquisti, ai superficiali, agli ignoranti, ai pressapochisti.
C’è chi scrive meglio di come pensa. Ci sono artisti che descrivono in modo magistrale paesaggi e personaggi. Poi si perdono in gravi errori concettuali, in grossolani paralogismi. Ci sono poi quelli che hanno delle fissazioni ideologiche, delle ossessioni cognitive. Ci sono gli estremisti del pensiero e hanno i loro pensieri estremisti. Ci sono anche gli estremismi dei moderati. Ognuno ha il suo chiodo fisso. Alcuni autori non fanno che ripeterlo per tutta la vita nelle loro opere e diventa un tratto distintivo, il loro marchio di fabbrica, la loro riconoscibilità. Ci sono poi gli infantilismi nel pensiero, gli aspetti puerili nel pensiero di taluni.
C’è chi pensa di pensare. È nella stragrande maggioranza dei casi un’illusione. In realtà la maggioranza di noi pensiamo cose già pensate da altri, spesso decise da altri, spesso propinate da altri. La nostra parvenza di libero pensiero è condizionata in gran parte da mass media, dalla società, dal potere, dalla cultura ufficiale, dagli altri. È difficile ritagliarsi uno spazio proprio. È difficile sfuggire al conformismo, al mainstream. È molto difficile essere autonomi, indipendenti, pensare con la propria testa. È quasi impossibile essere originali. Oggi ormai è stato detto e scritto tutto da tanti che ci hanno preceduto. Chi pensa di essere davvero autonomo o originale è stupido e/o illuso e/o ignorante. Anche Vasco Rossi canta: “oggi non sai più se quello che hai in testa l’hai pensato te”. Gaber scriveva: “con tutte le libertà che avete volete anche quella di pensare?”.
Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online e blog culturali. Ex commerciante. All’atto pratico disoccupato.