Dai ricordi del fotografo Augusto De Luca.
“Io e la giornalista Giuliana Gargiulo, quel giorno ci recammo all’Hotel Vesuvio in via Partenope a Napoli, dove puntualmente ogni mattina Sergio Bruni incontrava giornalisti e gestiva il suo lavoro tra un caffè e una sigaretta.
Ci stava aspettando, era vestito di nero e molto serio in viso. Di tanto in tanto, guardava fuori al finestrone dove c’era una splendida veduta del Castel dell’Ovo e del Vesuvio. Ogni volta che alzava lo sguardo e contemplava il panorama, si capiva che amava la sua città. Disse che guardare il Golfo alimenta, nutre i napoletani e li rende felici.
Poi ci parlò dell’inizio della sua carriera della frequentazione nella Galleria Umberto I e di tutti i successi, ma si infervorò particolarmente descrivendo la sua stretta amicizia con Eduardo. Raccontò che un giorno il grande attore lo telefonò e gli disse: “Sergitié, ‘a gente ‘o ssai che dice ? Ca tu si ‘a voce e Napule e che Napule song’io. Chest’ che vene a dicere ? Ca tu sì a voce mia”.
Io pur emozionandomi molto mentre Bruni narrava la sua vita, continuavo a scattare con la mia fotocamera. Feci molte foto; erano immagini che lo riprendevano mentre parlando gesticolava, ma io invece volevo fargli un ritratto e avevo già in mente come realizzarlo: desideravo fotografarlo mentre cantava. Allora gli chiesi di alzarsi e di intonare una sua canzone, guardando fisso nell’obiettivo della mia Hasselblad. Lui non si fece pregare, mi accontentò subito e come se stesse sul palcoscenico di un teatro, con estrema disinvoltura cominciò a cantare quello che era stato da sempre il suo cavallo di battaglia: Carmela, interpretandola con grande maestria.
Sergio Bruni cantava per me, chi l’avrebbe mai detto. Io scattai per tutta la durata del brano che il grande cantante eseguì a cappella per intero. Poi sempre molto serio in volto ci salutò e si mise a sedere al suo solito posto e dopo aver acceso ancora una volta l’ennesima sigaretta, cominciò ad ammirare nuovamente con occhi sognanti quella straordinaria veduta di Napoli che aveva di fronte.
Di quell’incontro mi rimane soprattutto il ricordo di un uomo che amava follemente la sua città”.