Sanzioni e petrolio sono i due driver recenti dell’andamento sui mercati del rublo russo. La valuta di Mosca sta risentendo in principal modo di questi due fattori, anche se sullo sfondo rimane il problema della faticosa ripresa economica legata alla pandemia da Covid.
Come si muove il rublo russo
Partiamo dai dati. Il rublo russo si sta riprendendo dopo aver toccato un minimo di quasi 5 mesi a 76,96 (USDRUB) toccato all’inizio della settimana contro il dollaro americano.
A spingere la valuta russa verso il basso è anzitutto il timore di nuove sanzioni contro Mosca. Bruxelles ha deciso di applicare il 22 marzo il nuovo regime sanzionatorio riservato ai paesi che violano i diritti umani. Tra questi c’è anche la Russia.
Oltre l’atlantico, c’è Washington che vuole punire Mosca perché convinta della sua ingerenza nelle elezioni presidenziali americane del 2020 e per cyber hacking.
Sul fronte geopolitico il clima è tesissimo, e la Russia assieme alla Cina è al centro di molte accuse.
L’impatto del petrolio
Nel frattempo, un altro scossone alla marcia del rublo russo è arrivato dal petrolio. L’oro nero è un elemento cruciale dell’economia russa, visto che è uno dei maggiori esportatori al mondo.
Il prezzo del barile è crollato a inizio settimana a causa delle preoccupazioni per una lenta ripresa della domanda di carburante, viste le nuove restrizioni legate al coronavirus nei paesi europei. Molti trader che commerciano commodities hanno visto scattare i loro sell stop (significato).
Un po’ di ossigeno lo sta dando l’incidente nel canale di Suez, che da un paio di giorni sta spingendo al rialzo il barile, sul timore di prolungate interruzioni nella fornitura. Ma quanto durerà?
Avversione al rischio
Sul rublo russo pesa inoltre il clima di avversione al rischio, influenzata anche dalla decisione del presidente della Turchia Erdogan di sostituire il governatore della banca centrale da falco con un critico degli alti tassi di interesse, pochi giorni dopo un aumento dei tassi. Come si vede sulle piattaforme opzioni binarie, la Lira è sprofondata.
Sul fronte della politica monetaria, la Banca centrale russa ha sorpreso i mercati decidendo di aumentare di 25 punti base dei tassi di interesse e ha aperto la porta a ulteriori rialzi nei prossimi mesi per contenere l’inflazione.