Si sta muovendo in salita il prezzo del rame, i cui futures hanno toccato il massimo di un mese. Ad innescare il rialzo della quotazione del metallo rosso sono le novità che sono giunte dalla Cina nelle scorse ore.
PBoC e prezzo del rame
La People’s Bank of China ha effettuato un taglio dei tassi di prestito chiave per la prima volta in 10 mesi. Il tasso di prestito a un anno (LPR), che è la linea di credito a medio termine utilizzata per i prestiti alle imprese e alle famiglie, è stato ridotto di 10pb al 3,55%; mentre il tasso quinquennale, riferimento per i mutui, è stato ridotto dello stesso margine al 4,2%, in linea con le attese del mercato.
Questa mossa ha lo scopo di sostenere la ripresa economica del paese del dragone, che negli ultimi tempi ha rallentato chiaramente (l’indicatore Zig Zag oscilla da diverse settimane). Anche se gli operatori di mercato si aspettavano una mossa più incisiva, si tratta comunque di un segnale incoraggiante per il settore industriale del paese.
Ma cosa c’entra la Cina con il prezzo del rame? Bisogna ricordare che Pechino è il principale consumatore del metallo rosso, materia prima fondamentale per la transizione verso le risorse rinnovabili. Quindi le mosse del governo e della banca centrale cinese sono rilevanti, perché possono orientare la domanda di metallo. Un sostegno economico comporta che la produzione ne beneficerà, e quindi la domanda di rame per fini industriali non ne trarrà giovamento di conseguenza.
La reazione del mercato
I futures sul rame sono così saliti a $ 3,9 per libbra a giugno, il massimo in oltre un mese, come si vede sulla piattaforma Pocket Option Italia.
A dare ulteriore slancio al prezzo del rame ci ha pensato la debolezza del dollaro. Quando la valuta statunitense si deprezza, le materie prime che sono regolate in dollari diventano più convenienti per i detentori di altre valute, e questo finisce per incoraggiare gli acquisti sostenendo il prezzo.
Intanto dal lato dell’offerta, le scorte di rame al London Metals Exchange a giugno erano sotto le 72mila tonnellate, il minimo in un mese. Inoltre, il Cile ha affermato che la produzione di quest’anno dovrebbe diminuire fino al 7% dopo il calo del 10,6% nel 2022.