Il brano vuole essere un omaggio alla ricerca di quel chicco di luce che si trova anche nella tenebra più oscura.
Eravamo vestiti di cielo, perché non tornare ad avvolgerci di cielo?
La memoria, di un tempo apparentemente lontano, ma ancora avvinghiato alla nostra Anima.
“Ogni cosa era di luce” è il primo brano estratto da un progetto album attualmente in lavorazione, dove l’artista Gianni Venturi intraprende un percorso di composizione insieme al produttore Raffaele Montanari, costruendo quello che può definirsi un progetto dallo stiile pop,
con caratteristiche di cantautorato tipiche della poliedricità di Gianni.
I brani dell’album, così come questo singolo, toccano tematiche d’amore, di vita, di sentimenti nella loro forma materiale e astratta.
Biografia
Artista poliedrico, un “diversamente giovane” che continua, con tenacia e passione, a costruire mondi musicali. All’interno del suo corpo convivono tre giovani ventenni, ognuno con un’anima creativa. Poeta? Forse, ma di certo ha pubblicato diverse raccolte di poesie, la prima delle quali con la prefazione del grande Roberto Roversi. Musicista? Senza dubbio. Ha prodotto numerosi dischi che spaziano in generi diversi: progressive con gli Altare Thotemico e i Tazebao, jazz con Alice and Peter, ma soprattutto si dedica alla ricerca musicale con collaborazioni come quelle con Alessandro Seravalle e Lucien Moreau nei progetti Qohelet e Moloch. Come solista, esplora la ricerca vocale con Mantra Informatico.
Di origini gitane da parte materna, racconta queste radici nel progetto musicale La Banda Venturi, nei testi e nelle musiche. E poi c’è questo nuovo disco: un tuffo nell’amore, con canzoni semplici, quasi pop nel senso più puro del termine. Canzoni di cuore e di Anima, ed è importante notare che “Anima” è scritto con la maiuscola, perché l’arte senza Anima sarebbe solo una semplice, per quanto piacevole, ripetizione.