Dai ricordi del fotografo Augusto De Luca.
“Era la metà degli anni ‘70 ed ero iscritto alla facoltà di giurisprudenza. I miei interessi primari erano le ragazzine e la musica. Suonavo la chitarra in diversi gruppi e amavo il rock e il blues. E’ in questo periodo che cominciai anche a fotografare spinto da un mio amico appassionato fotoamatore, e in breve tempo realizzai delle immagini a colori con elementi e correlazioni surreali. Per me però, l’arte era totalmente ignota, non conoscevo nessun autore, nessun movimento; tutto questo nasceva spontaneamente e istintivamente. Quando feci vedere le foto al mio amico architetto Fabio Della Sala, lui meravigliato e sorpreso mi disse che avrei dovuto mostrarle al famosissimo gallerista napoletano Lucio Amelio, ed io dopo qualche giorno mi recai proprio nella sua galleria in piazza dei Martiri, più per curiosità che altro.
Bussai e mi aprirono due ragazzi: Corrado Teano e Nino Longobardi che lavoravano in quello spazio come aiutanti, facendo un po di tutto. Mi dissero subito che Lucio era fuori Napoli e che sarei dovuto ritornare la settimana successiva. Nino mi chiese perché lo stessi cercando ed io gli risposi che avrei voluto mostrargli le mie fotografie, allora lui sorridendo mi disse: “se vuoi puoi farle vedere a me”.
Fui felice di quella richiesta, anche perché prima di lui solo il mio amico architetto le aveva “esaminate”.
Attraversammo la prima grande stanza della galleria di Amelio ed entrammo nella seconda. Sulla sinistra c’era un piccolo divano con cuscini a strisce sottili; su quel divanetto si erano seduti artisti come Warhol, Mapplethorpe, Beuys, Rauschenberg, Haring e tanti altri. Nino si inginocchio a terra ed io con lui. Poggiammo su quei cuscini l’album con le mie immagini e lui cominciò a sfogliarlo. Dopo le prime foto lui con una espressione compiaciuta si girò e disse:
“ sai… mi ricordano le opere di René Magritte”. Come ho già accennato prima, totalmente ignorante in materia di arte, gli risposi: “ forse…ma io non conosco questo fotografo”. Lui allora senza infierire e sorridendo, mi parlo di questo grande pittore surrealista del novecento.
Fu così che iniziai a studiare la storia dell’arte e conobbi Nino Longobardi, che é un amico ma soprattutto un raffinatissimo e importante artista internazionale. L’ho fotografato nel suo studio vicino Piazza Dante, dove sono raggruppati ovunque teschi di gesso di varie grandezze, per la realizzazione delle sue straordinarie opere scultoree e pittoriche. Tra i vari scatti realizzati, questa foto che pubblico mi é sempre piaciuta molto perché esprime quella simbiosi, quello stretto rapporto, quello scambio e perché no, quell’amore che c’é tra l’artista e la sua opera…ma anche un confronto e forse una sfida…”