Si è chiusa una delle settimane peggiori per il dollaro statunitense in quasi un anno. Sul mercato delle valute il biglietto verde continua ad essere sotto pressione, soprattutto per i timori innescati dalle politiche commerciali aggressive di Trump. A queste si uniscono anche alcuni dati macro che preoccupano gli investitori.
Il dato più atteso dal mercato delle valute
Il report più atteso di questa prima settimana di marzo sul mercato delle valute riguardava il mercato del lavoro a stelle e strisce. I dati forniti dal Bureau of Labour Statistics hanno mostrato che nel mese di febbraio l'economia americana ha creato 151.000 nuovi posti di lavoro, meno dei 160000 previsti ma più dei 125 mila creati a gennaio (dati Pocket Option nuovo link). Se questo dato è a tinte miste, invece è sicuramente deludente quello sulla disoccupazione, il cui tasso è inaspettatamente cresciuto al 4,1%, mentre i mercati si aspettavano una conferma del 4% di gennaio.
Frena la crescita dei salari, che segna 0,3% come da previsioni. La retribuzione media oraria su base annua è invece cresciuta del 4%.
Preoccupazione per l'economia americana
Complessivamente il report sul mercato del lavoro a stelle e strisce evidenzia lievi segni di ammorbidimento e c'è la preoccupazione che possa peggiorare il mese prossimo, a causa dei tagli del nuovo dipartimento di efficienza governativa (DOGE) guidato da Elon Musk. Ciò potrebbe spingere la Federal Reserve a valutare eventuali nuovi tagli dei tassi di interesse. Secondo gli investitori le maggiori probabilità sono per tre sforbiciate da 25 punti base nel corso di questo 2025.
La discesa del dollaro
La reazione dei mercati a questo report ha penalizzato il dollaro statunitense. L'index del biglietto verde scende infatti verso i minimi di quattro mesi a 103,7, con gli indicatori scalping forex che puntano contro il dollaro. La valuta dollaro statunitense è sotto pressione soprattutto per via delle politiche della nuova amministrazione Trump, sia in ambito commerciale sia per quanto riguarda la spesa pubblica.
Un sondaggio di Reuters ha mostrato che 70 economisti sul 74 ritengono che il rischio di riflessione sia aumentato negli Stati Uniti.
