Dai ricordi del fotografo Augusto De Luca.
“Purtroppo qualche giorno fa, il covid si è portato via anche lo storico scultore napoletano Luigi Mazzella. Sono andato nel suo studio-laboratorio a Villa Haas, in piazza Fuga, un paio di anno fa. Ricordo il fascino di quel luogo, le enormi lastre da lavorare appoggiate ai muri e le innumerevoli sculture in ferro ed altri materiali metallici dalle forme più bizzarre e astratte. Era un luogo dove la fantasia non aveva limiti e l’impossibile diventava possibile. Il maestro mi fece da Cicerone accompagnandomi in quegli stanzoni alti, superaffollati di opere. Mi spiegò le varie fasi di lavorazione e mi raccontò la storia di molti suoi capolavori.
Era l’uomo dei metalli, viveva ed amava quei materiali che conosceva meglio di chiunque altro e che in qualche modo erano parte di lui. Passai molto tempo ad ascoltarlo e senza indugio decisi di ritrarlo proprio immerso nei suoi lavori, diventando così egli stesso scultura nelle sculture, anima viva delle sue materie fredde e lavorate. Volevo fondere insieme il creatore e la creatura e dopo pochi tentativi, capii di avere la foto che desideravo. È una sensazione particolare, che non si può spiegare…mi accorgo e “sento” quando lo scatto è quello giusto per me, cioè esprime a pieno quello che dentro di me c’é ma non ha ancora una forma. Ci salutammo e lui mentre mi allontanavo mi disse: “Venga a trovarmi presto, le farò scegliere un’opera che poi le donerò”. Di frequente ripensavo a quell’appuntamento e a quella promessa, ma come spesso succede ho rimandato troppo e di quell’impegno rimane solo un ricordo di grande umanità e generosità”.