Dietro la gioia irrefrenabile del nuovo eroe della Polonia c'è un dolore che non si può dimenticare. Jakub Blaszczykowski, calcisticamente Kuba per via del suo cognome impronunciabile, è l'uomo su cui il ct Smuda ha puntato fin dall'inizio, al punto di dargli la fascia da capitano e di mettergli in mano le chiavi della squadra. Lui, il 'Beckham polaccò che in Germania ha vinto gli ultimi due titoli della Bundesliga con il Borussia Dortmund, ha ripagato il tecnico e tutta una nazione, con quel meraviglioso gol alla Russia, per l'1-1 che tiene ancora in corsa la Polonia e gli rimarrà impresso per sempre. È il più amato assieme a Lewandowski e ha risposto con quella prodezza all'amore che il pubblico gli ha regalato.
LA STORIA DI "KUBA" – Ma oltre quella rete e la corsa urlando a pieno polmoni per la gioia, ed il tuffo sul prato, c'è una terribile storia, quella di un ragazzino, Jakub appunto, della periferia di Czestochowa, che ad appena 11 anni vide il padre, Zygmunt, accoltellare a morte la moglie Anna, la mamma di 'Kuba', "un orrore che non potrò mai dimenticare" aveva ricordato nei giorni precedenti la sfida con la Grecia. 'Kuba' giocava al calcio già da tre anni, trascinato dallo zio Jerzy Brzeczek, un ex capitano della Polonia, ma per cinque giorni a causa dello choc non riuscì ad alzarsi dal letto. Poi smise di andare al campo per quasi dodici mesi, quindi ritrovò la forza di andare avanti grazie alla fede ("anche adesso leggo ogni giorno la Bibbia") ed alla nonna Felicja, "la persona che da lì in poi mi ha cresciuto, che ha fatto tutto per me e che cerco di ripagare rendendola fiera di me". "Non comprenderò mai perchè mi sia successa una cosa del genere – aveva detto il 26enne 'Kubà parlando della sua tragedia – e sarà qualcosa con cui dovrò convivere per sempre. Non ho mai perdonato mio padre (morto da poco n.d.r.), e mi sono chiesto tante volte perchè, ma ora vado avanti. Prima non volevo mai che se ne parlasse, e ho cercato di dimenticare senza mai riuscirci. Adesso sono abbastanza maturo per affrontare l'argomento, ed ogni gol che segno lo dedico a mia madre. Io sento che da lì dove si trova lei mi aiuta". Ecco perché la bellissima rete alla Russia, con quell'imparabile sinistro, ha un significato così particolare: non serve soltanto a far gioire tutta una nazione.
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