Cosa si nasconde dietro al meccanismo di comunicazione di Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle? Tempi.it lo ha chiesto al prof. Stefano Zecchi, docente di Estetica all’Università Statale di Milano.
Professore, non le sembra che la televisione sia caduta nel trappolone di Grillo, che la usa, evitando di farsi usare?
Non mi stupisce il fatto che Grillo, eccellente conoscitore della comunicazione, personaggio istrionico che per anni ha avuto come autore e sodale Antonio Ricci, l’inventore di Striscia la notizia, abbia intuito la fine del teatrino omologante del talk politico, ormai stantio, e si sia costruito una diversa piattaforma di comunicazione fatta di Internet, di blog, di Facebook, di Twitter. Lasciando perdere i contenuti, la genialità della comunicazione che li veicola rimane intatta.
Però, quando uno entra in politica, proponendosi elettoralmente, dovrebbe accettare il confronto. Invece Grillo vieta addirittura ai suoi candidati di apparire in televisione: la paura è che il movimento imploda?
L’implosione avverrà quando gli eletti dovranno assumere delle responsabilità e si dovranno, in qualche modo, “normalizzare”. Adesso Grillo ha buon gioco nel non lasciare che i suoi si ritrovino nei canali di comunicazione tradizionali.
Quanto potrà durare la verginità di Grillo e del suo movimento rispetto alla politica che si gioca nella realtà?
Questo è il problema che il movimento dovrà affrontare. Vent’anni fa accadde anche alla Lega. I leghisti crebbero sulle ali dell’antipolitica, che poi lasciarono in fretta perché, diciamola tutta, il discorso dell’antipolitica è banale. È il problema storico dei processi movimentisti quello di mantenere l’elemento dell’innovazione all’interno del suo eventuale cammino istituzionale. Qual è il rapporto tra movimento e conferma? Tra rivoluzione e istituzione? Quello di Grillo non è politicamente rivoluzionario, ma lo è nella comunicazione.
Fonte: http://www.tempi.it/grillo-dura-se-fa-antipolitica-ma-implodera-quando-affrontera-la-realta
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