La nuova escalation di tensione tra Stati Uniti e Cina, si sta facendo senitre soprattutto sulle attività rischiose come il dollaro australiano. Agli occhi degli investitori invece acquistano appeal i beni rifugio come yen e franco svizzero.
I dazi e gli investitori
Negli ultimi giorni il clima tra Washington e Pechino si è nuovamente deteriorato in modo forte, mettendo sull'allerta gli investitori. Venerdì scorso il presidente Trump ha inasprito i dazi colpendo beni cinesi per 200 miliardi di dollari. La reazione di Pechino non si è fatta attendere. I cinesi minacciano infatti che a partire dal 1 giugno, colpiranno con nuove tariffe ben 60 miliardi di importazioni statunitensi, che vanno dai prodotti agricoli fino alla riduzione delle commesse degli aerei Boeing.
Questa escalation di tensione hanno reso il clima sui mercati molto pesante. La speranza degli investitori è che al prossimo G20 di giugno in programma ad Osaka, i presidenti Trump e Xi Jingping possano parlarsi e ricucire lo strappo. Ma intanto i danni sui mercati si vedono. La propensione al rischio degli investitori è precipitata, facendo schizzare lo Yen e colpendo in modo forte le attività più rischiose, che hanno ceduto pesantemente il passo.
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Il momento difficile per il dollaro australiano
Tra queste spicca il dollaro australiano, che come dimostrano i migliori siti trading online affidabili, è caduto al livello più basso in oltre 4 mesi contro quello americano. Non ci si deve sorprendere, visto che l'economia australiana è fortemente influenzata dal rapporto con la Cina, principale destinazione commerciale dei suoi prodotti. Il cambio AUD-USD è scivolato di recente sotto la soglia psicologica di 7,00, e oggi ha accusato forti perdite fino a quota 0,6954, livello che non si vedeva da inizio gennaio. Peraltro nei prossimi giorni uscirà un importante report sull'occupazione, che se fosse deludente potrebbe aumentare ancora di più la pressione sulla valuta australiana.