Gli investitori hanno vissuto un’altra giornata nervosa, in attesa di conoscere se i negoziati tra Russia e Ucraina potranno regalare qualche schiarita. Proprio qualche timido segnale di speranza ha consentito alle borse di ridurre le perdite nell’ultima parte di seduta.
La giornata degli investitori
La Borsa italiana chiude in in flessione dell’1,39% a 25.415,89 punti. Nello scenario europeo va male Francoforte, in perdita dello 0,73%, Londra perde lo 0,42%, Parigi -1,39%. Wall Street apre negativa ma poi migliora.
Titoli che salgono e scendono
L’esclusione di diverse banche russe dal sistema di pagamento internazionale SwiftRead, ha creato grossi contraccolpi ai titoli bancari. Sono stati colpiti due volte quelli che hanno pure legami di business con l’area dell’Est. A Piazza Affari gli investitori penalizzano UniCredit (-9,5%) e Intesa Sanpaolo (-7,4%). Male anche Banca Mediolanum, -4,04%.
Chi invece fa affari con la guerra è andato alla grande. Ad esempio Leonardo (+15,1%) dopo che la Germania ha annunciato un aumento delle spese militari.
Bene anche petroliferi e le utility.
Nota: in questa particolare fase di mercato bisogna fare attenzione, anche se fate copytrading trading (opinioni).
Borsa di Mosca chiusa, Rublo in picchiata
Intanto la Borsa di Mosca è rimasta chiusa per scelta delle autorità russe. La situazione pesante riguarda anche il rublo, precipitato al minimo storico rispetto al dollaro. Gli investitori che adottano una strategia forex giornaliera l’hanno potuto constatare di persona.
La situazione ha costretto la Banca centrale di Russia ad alzare il tasso di interesse fino al 20%, al fine di difendere la valuta nazionale.
Corrono le materie prime
Si assiste inoltre a un nuovo balzo sui mercati mondiali dei prezzi di petrolio e gas, per la paura di interruzioni della fornitura.
Corrono anche le materie prime alimentari, a seguito delle sanzioni alla Russia per l’invasione in Ucraina. Entrambi i paesi sono infatti grandi produttori di grano, le cui quotazioni salgono ancora e registrano il più grande salto di prezzo in quasi 13 anni. Avanzano anche mais e soia.
Sempre più investitori cercano intanto protezione nel ‘safe haven‘ dell’oro. Il metallo prezioso rimane oltre quota 1900 dollari l’oncia, ma era arrivato anche a 1.930.