Troppo yuan fa male alla Cina. Le imprese manifatturiere del paese del dragone stanno subendo una crisi parallela, dovuta all’eccessiva rivalutazione del cambio della valuta nazionale rispetto al dollaro.
Il problema cambio per le imprese manifatturiere
Se l’economia cinese si sta riprendendo con vigore e costanza dalla crisi pandemica, l’effetto collaterale è che il cambio tra yuan e dollaro cresce troppo. Si tratta di una nota stonata in un quadro dove produzione industriale e investimenti esteri aumentano. Infatti si traduce nel rischio di tagliare fuori dal mercato molte piccole e medie imprese manifatturiere. Queste ultime infatti si reggono soprattutto sule esportazioni. Vale soprattutto per quelle attività che operano nei settori storici, dal tessile alla produzione di motocicli.
Il rischio cambio
Avere uno yuan forte significa infatti che gli esportatori cinesi che hanno siglato contratti con quotazioni della divisa più bassi, oggi vedono comprimersi i profitti a causa del cambio sfavorevole. Soltanto le imprese più grandi se la cavano, ma solo perché la loro forza gli consente di scaricare il rischio cambio sulle banche. Per le piccole e medie manifatturiere invece si fa dura.
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Yuan ai massimi dal 2018
Chi fa investimenti con i miglior broker CFD trading, ha visto che lo yuan nel corso di questo 2020 si è apprezzato del 5,7% contro il dollaro, toccando un livello che non si vedeva da giugno 2018. Se il cambio USDCNH era arrivato a superare quota 7 durante le tensioni della trade war, adesso viaggia a 6.55.
Una notizia pessima per un paese che vanta il potenziale di export maggiore al mondo. Nei prossimi dieci anni si ritiene infatti che possano viaggiare fuori dalla Cina ben 22 trilioni di prodotti.
Se da un lato una valuta forte ha consentito l’apertura del mercato cinese all’acquisto di un fiume di dollari, oggi che la Fed spinge per deprezzare ancora di più il dollaro, il rischio che possano esserci conseguenze devastanti per Pechino aumenta. Soprattutto per le imprese manifatturiere.