«La gente comune è con noi»
Gli organizzatori chiedono per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali parità di diritti

È stata Antonella D’Annibale, simbolicamente unita in sposalizio con la sua compagna dal sindaco Chiamparino, a portare in giro ieri pomeriggio l’interrogativo-slogan del Torino Pride 2011 «Quanto dista il Piemonte dall’Europa?». Antonella era alla guida del carro ufficiale del Coordinamento Pride che per la Giornata dell’orgoglio delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali ha scelto di tornare a concentrarsi – dopo l’edizione 2010 allargata a migranti, donne, precari, studenti – sui diritti che il mondo lgbt reclama.

«In Europa è diverso», recitava un altro slogan. «Torino è un passo avanti – ha detto ieri Andrea Fino, coordinatore del Pride – ma di strada per la conquista dei diritti bisogna farne ancora tanta. La partecipazione straordinaria di gente qualsiasi oggi, di giovanissimi, quella ufficiale dei pionieri della Croce Rossa, solo per fare un esempio, ci dice che la società è pronta per condividerli i diritti che chiediamo e sottolinea lo scollamento della politica dalla società civile». Dal neosindaco Piero Fassino, impegnato in Piemonte nella campagna elettorale in vista dei ballottaggi, il Coordinamento Pride ha ricevuto una lettera di saluto. «È un segno di attenzione che apprezziamo, anche se ci saremmo aspettati di vederlo sfilare con noi», ha detto Fino. Con la fascia tricolore ha sfilato l’assessore uscente Marta Levi, da sempre al fianco del popolo lgbt.

E tra le file del coloratissimo corteo hanno sfilato anche le Famiglie Arcobaleno che oggi, in sette città italiane, organizzano momenti di festa e visibilità per le coppie di genitori omosessuali e i loro figli. Un bis della Giornata dell’orgoglio, dedicato al diritto ad essere famiglia con i diritti e doveri di ogni famiglia. In viale Michelotti, vicino al ponte di Sassi (presso il campo da calcio e il punto-bici), alle 15 prende il via un pomeriggio tutto dedicato ai bambini con i clown Cirillo e Ceretta, il mago Mr David alle 16 e la Bandaradan alle 17.

A Torino sono già una ventina le coppie di donne lesbiche di Famiglie Arcobaleno. Silvia Casassa, ricercatrice universitaria, è uno dei riferimenti. «I nostri figli sono nati da precedenti unioni eterosessuali oppure – con età che variano tra le due settimane e i 6 anni – sono nati già all’interno di una coppia lesbica. L’interesse da parte maschile c’è e alla festa arriveranno anche aspiranti coppie di genitori gay, ma le cose per loro sono molto più difficili». Silvia, 40 anni, compagna di Daniela e genitrice di una bimba di due anni, spiega: «Vogliamo presentarci a chi non ci conosce: la nostra esperienza ci fa dire che quando ci si parla le barriere cadono, crolla l’idea del “mostro”. Vogliamo spiegare che cosa ci manca e cosa manca ai nostri figli: il riconoscimento giuridico. Per fortuna, Torino ci consente di essere riconosciuti come famiglia anagrafica grazie al registro». L’aspirazione è vivere senza i timori che derivano dalla mancanza di diritti e doveri del genitore non biologico nei confronti del figlio.

Silvia racconta che «nei rapporti quotidiani, nel nido che frequenta nostra figlia per esempio, ma anche in ospedale, nei servizi utilizzati dalle famiglie, non abbiamo mai riscontrato problemi o discriminazioni. Né noi né altre amiche. Nel nido privato frequentato da nostra figlia abbiamo presentato subito la nostra situazione e siamo state accolte in modo splendido. Per loro siamo semplicemente due genitori». Oggi al parco ci saranno anche nonni Arcobaleno. Come la mamma di Silvia, Gemma Numis, ex insegnante ed ex ristoratrice: «Vedere la mia nipotina serena, perché amata, mi fa capire che quella che si è fatta qualche problema all’inizio sono stata io».

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