Le ultime stime sull'accelerazione dell'inflazione, che viaggia a ritmi elevati anche in Europa, potrebbe spingere la Bce a rivedere le proprie posizioni in politica monetaria, e difatti già si parla di un rialzo dei tassi di interesse prima del termine del quantitative easy. Intanto, si studiano soluzioni per proteggere le banche del Vecchio Continente.
Nella seduta del 9 marzo scorso, molto attesa dagli analisti di tutta Europa, il Consiglio direttivo della Bce ha lasciato intatti ai minimi storici i tassi di interesse, proseguendo dunque nella direzione di politica monetaria avviata negli ultimi tempi. In particolare, come si può leggere negli approfondimenti dalle pagine di http://www.fissovariabile.it, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali resta a 0%, quello relativo alle operazioni di rifinanziamento marginale rimane allo 0,25% e infine quello sui depositi presso la banca centrale è fissato a -0,40%.
Non cambia il QE. Inoltre, nonostante le pressioni arrivate soprattutto dalla Germania, non è stata apportata alcuna modifica al Quantitative Easing della Banca centrale europea, e quindi restano confermati sia l'attuale livello di acquisti, per 80 miliardi di euro, sia il passaggio a 60 miliardi che durerà fino alla fine dell'anno o, se necessario, anche oltre.
Possibili nuovi interventi. Tutto fermo? Non proprio: infatti, è la stessa Bce a spiegare di esser pronta a estendere ulteriormente questi interventi se le prospettive dovessero richiederlo, e soprattutto se le condizioni finanziarie dovessero risultare incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell'inflazione. È proprio questo ultimo aspetto, a ben vedere, quello che al momento sembra più preoccupante.
Riprende l'inflazione. Negli ultimi due mesi, l'inflazione è tornata a correre a livelli forti ma non elevatissimi, attestandosi in media al 2% in Ue rispetto ai livelli riscontrati dodici mesi fa; sotto accusa sono finite proprio le politiche monetarie della Bce, ritenute troppo accomodanti da parte di economisti e gestori, che chiedono dunque una inversione di tendenza che, al momento, pare però ritardare.
Le parole di Draghi. Nella conferenza stampa successiva al Consiglio direttivo, infatti, Mario Draghi ha sottolineato i progressi compiuti dalle economie europee, evidenziando in particolare che al momento sembrano esserci meno urgenze legate a eventuali nuove misure di stimolo.
Deflazione sconfitta? In particolare, il presidente della Bce ha festeggiato la "sconfitta" della deflazione e l'arrivo di uno scenario più positivo per quasi tutto il panorama degli Stati europei, che dovrebbe consentire di consolidare una crescita che, seppure ancora disomogenea, è in media superiore a quella degli Stati Uniti. Tuttavia, bisogna anche soffermarsi sugli aspetti meno positivi del QE, su cui appunto si concentra l'offensiva tedesca.
Pro e contro. Se infatti il Quantitative easing si è rivelato utile anche per azzerare le tensioni sui debiti sovrani, arrivando a normalizzare lo spread grazie ai massicci acquisti di bond pubblici della banca centrale, la manovra ha anche comportato una generale svalutazione competitiva dell'euro, che ha continuato a perdere terreno rispetto alle altre valute, dollaro in testa.
Arriverà il rialzo? Troppo poco per pensare in cambiamenti nella politica monetaria, anche se, come rivelato dalla agenzia americana Bloomberg, gli investitori internazionali stanno già scommettendo su un rialzo dei tassi prima del termine del programma di Qe, e quindi già entro la fine di questo anno.