Nonostante avessi fotografato tantissimi personaggi famosi, quella mattina ero veramente molto emozionato. Avevo appuntamento con la figlia del grande Benedetto Croce. Lei mi aspettava nella sua casa estiva ad Albori, in costiera amalfitana e quando venne ad aprire la porta e la guardai, non nascondo che rimasi impressionato e stupito dalla grande somiglianza con suo padre che conoscevo attraverso le foto che avevo visto sui libri di scuola, sui giornali o in qualche documentario storico in televisione.
Era una donna molto austera ma anche ironica. Aveva un’ironia seria, composta, mai troppo esplicita: diciamo un’ironia che si intuiva fra le righe del discorso. Dopo un mio primo momento d’imbarazzo, stato d’animo che solitamente non mi appartiene ma forse in quella occasione si può comprendere, ci sedemmo e lei subito mi chiese perché la volessi fotografare. Io già a telefono le avevo accennato qualche cosa, ma molto sommariamente; così le parlai in maniera dettagliata del mio progetto e le spiegai che stavo ritraendo alcune tra le donne napoletane che mi avevano affascinato e che amavo di più per un libro fotografico. Lei mi chiese anche chi avevo fotografato e quando tra le tante nominai Jeanne Carola Francesconi, autrice di un volume che ha venduto milioni di copie: “La cucina napoletana”, vangelo di centinaia di donne, lei sorridendo mi disse: “io ho il vizio di scrivere e sono stata sempre una donna di casa estremamente invalida, non sono una brava cuoca”. Allora voltandomi notai a terra appoggiato al muro vicino a un cassettone antico, uno specchio dalla forma inusuale: era una mezza luna e in quel momento mi venne l’idea. Lo presi e lo piantai in un vaso sul balcone che affacciava sul mare e fotografai. Sinceramente non so perché ebbi quell’intuizione. Come spiegazione a posteriori potrei pensare che avendo lei quell’enorme somiglianza con suo padre per me inconsciamente il suo viso rappresentava il riflesso, lo specchio di quello. Ma forse…un buon analista potrebbe spiegarlo meglio.
Augusto De Luca