La pandemia ha fatto si che prendessimo conoscenza di nuovi termini, di nuovi materiali e di nuovi dispositivi di protezione. Le sigle FFP2 e FFP3 sono entrate con prepotenza nella nostra vita quotidiana e abbiamo imparato a conoscere meglio le varie sigle che le seguono, come CE, R e NR.
Con l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto, ci siamo abituati ad usare quelle chirurgiche e quelle di comunità, cioè quelle mascherine fatte in casa o acquistate che non sono classificate, ne come dispositivi di protezione individuale (DPI), ne come dispositivo medico, ma come delle semplici mascherine di stoffa.
Chi prende i mezzi pubblici o frequenta luoghi affollati, preferisce indossare delle mascherine FFP2 e FFP3 per avere una maggiore protezione delle vie respiratorie.
Mascherine di Comunità e chirurgiche
Le mascherine di comunità e quelle chirurgiche hanno la funzione di limitare che le goccioline di saliva, i famosi droplet, che fuoriescono dalla nostra bocca, vadano ad infettare un’altra persona vicina a noi. Ecco perché dentisti, i chirurghi e gli infermieri, indossano la mascherina chirurgica in sala operatoria.
Questa operazione elimina quasi del tutto la possibilità che eventuali agenti patogeni raggiungano il paziente durante un intervento chirurgico.
La differenza tra una mascherina di comunità e una chirurgica sta nel fatto che la seconda è stata realizzata con un tessuto non tessuto (TNT) formato da fibre di polipropilene o di poliestere e realizzate apponendo alcuni strati uno sopra l’altro per limitare il più possibile il passaggio di droplet.
Una mascherina di comunità non ha sicuramente l’efficacia di una mascherina chirurgica che viene registrata come un dispositivo medico di classe 1.
Mentre la mascherine di comunità possono essere lavate in acqua calda e in lavatrice, quelle chirurgiche devono essere sostituite almeno una volta al giorno. Alcuni studi hanno riportato che in caso di estrema necessità possono essere anche riutilizzate se non vengono utilizzate per 8 ore consecutive e se vengono conservate in modo corretto, ma non garantiscono la completa protezione.
Mascherine FFP2 e FFP3
Se all’inizio della pandemia, le mascherine FFP2 erano praticamente introvabili, oggi è molto più semplice procurarsene in farmacia. Questo tipo di mascherina non è un dispositivo medico, ma viene registrata come dispositivo di protezione individuale (DPI) e devono essere accompagnati dalla marcatura CE seguita da 4 numeri che identifica l’organismo certificatore che ha rilasciato il certificato.
Esiste un database della comunità europea, denominato Nando Database, dove è possibile ricercare il codice riportato sulla mascherina per capire chi ha rilasciato il certificato e in quale paese della Comunità Europea.
Sul confezionamento e sul dispositivo stesso, sono anche riportate alcune sigle che ne certificano la capacità filtrante. Per esempio sulle FFP2, vedremo sempre riportato le sigle N95 e KN95. La sigla N95 indica, per il National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH), che la mascherina ha una capacità filtrante pari al 95%, mentre la sigla KN95, si riferisce alla stessa percentuale filtrante per la Standardization Administration of China (SAC).
Per essere commercializzate in Europa, questo genere di mascherine devono comunque obbligatoriamente ottenere la marcatura CE.
Altre due sigle molto importanti da controllare sulle mascherine, sono quelle che indicano se queste sono riutilizzabili o meno. Le sigle sono R (riutilizzabili per un altro turno di lavoro) e NR (non riutilizzabili).
Le mascherine FFP3 rispondono a dei requisiti più stringenti e hanno una capacità filtrante di almeno il 99% e riescono a proteggere anche da patogeni molto aggressivi.
Per proteggerci al meglio, oltre all’uso corretto della mascherina, è necessario continuare ad avere una continua igienizzazione delle mani, soprattutto quando mettiamo o togliamo la mascherina che andrà sempre presa dagli elastici e mai riposta in tasca alla giaccia o ai pantaloni.
Adesso scegliere la mascherina adatta ad ogni esigenza è molto più semplice. Negli ambienti chiusi o affollati, è sempre meglio dotarsi di mascherine FFP2 e FFP3, magari scegliendo quelle con la sigla R per poterle riutilizzare almeno per una volta in più.
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