Continua la marcia in discesa del peso argentino, che ha aggiornato ancora una volta il suo minimo storico nei confronti del dollaro USD. Il Paese sudamericano è alle prese con una gravissima crisi economica, che è stata resa ancora più pesante dallo scoppio della pandemia e da un debito elevatissimo.
L’Argentina e il debito
Qualche settimana fa si pensava di aver compiuto un passo importante, con la rinegoziazione del debito con gli investitori internazionali. C’era voluta una lunga ed estenuante trattativa, che alla fine aveva portato a cancellare ben 38 miliardi di dollari di debito. Ma quel passo ha soltanto evitato un probabile default, senza però porre le basi per la ripresa economica.
L’economia argentina dovrebbe ridursi di circa il 12% quest’anno a causa dell’epidemia di COVID-19. Nel frattempo si è infilata in una crisi valutaria a spirale, con le riserve estere che scendono al minimo di quattro anni.
Le mosse della banca centrale
A inizio ottobre, la banca centrale del paese ha adottato un flottante gestito della valuta del peso e ha abbandonato la sua strategia di “svalutazione giornaliera uniforme“. Tra una serie di misure, la banca ha anche annunciato un’obbligazione legata al dollaro e un taglio temporaneo delle tasse all’esportazione sui prodotti industriali, minerari e agricoli per aumentare le sue riserve internazionali.
Ma intanto il peso argentino continua a precipitare, ed ha aggiornato il minimo storico sul dollaro quando il cambio USD-ARS ha superato 79,5. Chi adotta tecniche di trading intraday, già da tempo ha abbandonato la valuta sudamericana per via dei suoi enromi rischi.
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Il Fondo monetario Internazionale
Negli ultimi giorni è emersa una novità. Contrariamente a quanto si era pensato, l’Argentina non chiederà un ampliamento del programma di assistenza finanziaria al Fondo monetario internazionale. Ad annunciarlo è stato lo stesso presidente argentino, Alberto Fernández. Il Fondo intanto è in missione nel Paese per la ristrutturazione del prestito da 44 miliardi di dollari concesso dall’istituto nel 2018. Altro debito.