Com’era stato ampiamente previsto dai mercati, nel meeting di politica monetaria di mercoledì la Federal Reserve ha deciso di procedere ad una stretta di politica monetaria di 50 punti base. con una mossa votata all’unanimità, il costo del denaro negli Stati Uniti sale così nell’intervallo fra lo 0,75% e l’1%.
L’accelerata della FED sul costo del denaro
Si tratta della seconda stretta consecutiva, cosa che non succedeva dal 2006. Bisogna risalire addirittura a 22 anni fa per ritrovare un aumento del costo del denaro di 50 punti base.
Il capo della Banca Centrale Americana l’aveva comunque preannunciato nei giorni scorsi, mettendo in chiaro che la Banca Centrale Americana non avrebbe potuto assistere impassibile al fortissimo aumento dell’inflazione, volata a marzo all’8,5%. Un livello che non si vedeva dal 1981.
Non è finita qui…
La mossa della Federal Reserve peraltro potrebbe essere replicata anche in occasione dei “prossimi due direttivi“. Sono in calendario a metà giugno e a fine luglio.
Tuttavia il capo della Banca Centrale americana ha escluso la possibilità che vengano adottate delle strette ancora più vigorose.
Qualcuno aveva Infatti ipotizzato un aumento del costo del denaro anche di 75 punti base.
Proprio la smentita da parte di Powell su questo punto ha messo le ali a Wall Street, che ha chiuso in netto rialzo dopo il direttivo della Federal Reserve, disegnando una candela hanging man trading.
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Inoltre ha impedito che il dollaro sui mercati valutari proseguisse nel rally che dura ormai da alcune settimane. Uno slancio che ha portato il biglietto verde sui massimi pluriennali rispetto all’Euro. Il cambio Eur-Usd era arrivato addirittura sotto 1,05.
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La riduzione del bilancio federale
Oltre alla stretta sul costo del denaro, un contributo alla lotta contro l’inflazione verrà dato anche dalla riduzione del bilancio federale che ha raggiunto la cifra di 9000 miliardi di dollari. La stretta sarà pari a 47,5 miliardi di dollari al mese a giugno, luglio e agosto e accelererà a 95 miliardi da settembre.