Devo ammettere che ho sempre avuto un desiderio: ritrarre un Cardinale.
Mi hanno sempre affascinato le cartes de visite dell’ ‘800 su cui i pionieri della fotografia come Nadar, Disderi, Alinari ed altri, stampavano i ritratti di Papi e di alti prelati dell’epoca.
L’occasione si é presentata con l’insediamento nella parrocchia del nuovo parroco: il nostro amato don Giuseppe Ferrara. Per l’occasione il Cardinale Crescenzio Sepe sarebbe venuto a presiedere quest’incontro con tutti i fedeli della chiesa.
Don Giuseppe mi chiese per l’occasione, timidamente e con riserbo, un ritratto in compagnia del Cardinale come ricordo dell’evento. Io immediatamente accettai; sinceramente non solo per la grande stima che nutro per il mio parroco ma anche perché avrei realizzato finalmente un mio vecchio sogno nel cassetto.
Subito in compagnia di Eugenio Sales il segretario del parroco e di mia moglie Nataliya, cominciammo a cercare il posto più idoneo per le riprese.
La seconda stanza della sacrestia, quella più interna e riservata, sembrò essere la più adatta.
Preparammo uno sfondo, posizionammo una luce e facemmo alcuni scatti di prova; anche perché sicuramente non avrei avuto molto tempo a disposizione.
Arrivò il gran giorno. La chiesa era gremita ed io nella saletta ultimai i preparativi.
Alla fine della celebrazione prima che il Cardinale togliesse l’abito cardinalizio e la mitra, invitai lui e don Giuseppe ad accomodarsi sul set precedentemente allestito. Inquadrai, feci uno scatto a loro due insieme e due scatti al Cardinale Sepe.
Si, due scatti perché nel primo click il porporato aveva un’espressione funerea e afflitta, forse per la stanchezza dovuta alla lunga messa appena celebrata. Allora io per scuoterlo, provocandolo gli dissi: “Sua Eminenza, ma i cristiani non devono sempre comunicare gioia ? Lei con questa espressione fa una brutta pubblicità. Mi regali un bel sorriso”.
Il Cardinale annuì e sorridendo bonariamente si mise in posa; il secondo scatto, quindi, fu soddisfacente e con esso si realizzò il mio desiderio.
Più tardi salutandoci Sepe pronunciò a tutti la sua famosa frase in dialetto napoletano: “ ‘A Maronna v’ accumpagna”.
Ed io risposi sotto voce: ”Speriamo…”
Augusto De Luca