Il fattore critico che sta affliggendo il settore automotive è la carenza di microchip. Un tempo non erano così necessari, ma oggi la componente elettronica “intelligente” dei veicoli è fondamentale quanto quella meccanica. Ecco perché la carenza di semiconduttori è un vero dramma per le azioni dei colossi auto.
Stato produttivo e azioni dei colossi auto
Stellantis, Volkswagen e non solo, stanno piangendo senza i microchip. Il fatto è che in assenza di rifornimenti, la produzione rallenta e talvolta si blocca. Meno produzione significa danni economici e per i risultati in Borsa delle azioni dei colossi auto. Negli ultimi meis è stata la ripresa e sostenere i titoli, ma ora qualche scricchiolio si comincia a sentire e diverse quotazioni stanno uscendo dal rettangolo di inversione trading.
L’origine del problema
La carenza di microchip si è manifestata sul finire dello scorso anno. A causa della pandemia, il mercato dell’auto ha frenato per diversi mesi e le restrizioni hanno colpito il commercio internazionale. Le forniture si sono bloccate. Al momento in cui si è manifestata la ripresa, si è sviluppata una domanda così forte che l’offerta non ha più saputo soddisfarla.
Se è vero che la carenza di microchip sta penalizzando diversi altri settori (come elettrodomestici ed elettronica di consumo), è l’industria automobilistica ad aver subito il danno maggiore. Senza chip infatti, le imprese hanno dovuto addirittura sospendere la produzione in alcuni stabilimenti, o ridurre l’orario di lavoro negli impianti.
A marzo Volkswagen ha ammesso che la carenza di chip ha impedito la produzione di 100mila automobili. Stellantis dal canto suo dice che nel primo trimestre del 2021, la crisi dei chip è costata all’azienda una perdita produttiva di 190mila unità. Tutti fattori che hanno poi avuto conseguenze sulla quotazione delle azioni dei colossi auto.
Il futuro
Secondo alcuni produttori, la carenza di chip continuerà anche nei prossimi trimestri, ma in misura inferiore rispetto allo stato attuale. Se tutto va bene, ci vorranno un paio di anni per riuscire a tornare all’equilibrio tra domanda e offerta. Chi fa scalping sul Dax lo sa bene, e ne terrà conto quando implementerà le sue strategie di trading.