La galleria il DIAFRAMMA di Milano (via Brera 16), chiude i battenti. La mostra d'addio assume significati particolari. Gia' il titolo "Roma nostra" lascia intravedere un'involontaria malizia, dal momento che la cultura della fotografia è tenuta in alcun conto in Italia. L'autore, il napoletano Augusto De Luca, da molti anni è assente sulle "pareti" milanesi. Infine, questa sua Roma è suggestiva ed ammaliante, come si puo' sognare e mai vedere. Le immagini della capitale che portiamo dentro di noi sono degli stereotipi e sempre identici. Cartoline postali, riviste illustrate, istantanee di viaggio ripropongono ossessivamente una comune rappresentazione che induce a credere che quello sia l'autentico volto della citta'. De Luca ha condotto un'indagine straordinaria, ma non grazie alla scoperta di angoli e scorci inconsueti che risvegliano la nostra curiosita'. Al contrario, ha ripercorso tutto il repertorio degli stessi luoghi abusati e imposti dal manuale del buon turista, con qualche divagazione a Cinecitta' e alla Moschea. Pero', questi luoghi, nelle sue immagini, appaiono in una verita' sconosciuta. L’identifichiamo subito, eppure cosi' non li abbiamo mai visti. La fotografia di De Luca esplora un mondo oggettuale alla ricerca dell'essenza.
Forme, linee, volumi, superfici, l'ambiente circostante, i rapporti strutturali sono osservati con l'impegno di svelare il segreto di estetiche ignoranze. I personalissimi tagli d'immagine spesso imprimono alla pietra un dinamismo che la rende vitale. Certi dettagli in primo piano si impongono con forza sul monumento di fondo, sconvolgendo le relazioni visuali e consentendo, pertanto , all'osservatore di vivere una nuova avventura percettiva. De Luca ha assolto appieno il compito del fotografo contemporaneo: tutto è stato gia' fotografato, l'unica possibilita' è di offrire nuove interpretazioni.
GIULIANA SCIME' (Corriere della Sera) 1996