Intervista a uno dei fotografi più importanti del panorama italiano. De Luca ci ha raccontato molte cose, dagli inizi al suo amore per la sua città natale.
La fotografia è probabilmente fra tutte le forme d’arte la più accessibile e la più gratificante. Può registrare volti o avvenimenti oppure narrare una storia. Può sorprendere, divertire ed educare. Può cogliere emozioni e documentare qualsiasi dettaglio con rapidità e precisione. Ecco, c’è un fotografo che probabilmente, nel corso della sua lunga carriera, ha realizzato praticamente tutto nel campo della meravigliosa arte della fotografia e si è guadagnato un posto tra i più rappresentativi napoletani del suo campo in tutto il mondo. Il suo nome è Augusto De Luca, un maestro che può ancora insegnarci tanto, un uomo mai banale che ne ha viste e scattate tante (ha iniziato il suo lavoro negli anni ’70), insomma un vero artista.
La sua storia da fotografo può vantare davvero di tutto. Augusto De Luca ha realizzato immagini pubblicitarie, copertine di dischi e libri fotografici, illustrazioni di schede telefoniche (indimenticabile quella della Telecom), e ritratto personaggi del calibro di Renato Carosone, Rick Wakeman, Carla Fracci, Hermann Nitsch, Pupella Maggio e Giorgio Napolitano.
A livello internazionale è conosciutissimo, e questo lo deve alla sua capacità di sperimentare, di crearsi e ricrearsi costantemente. C’è chi ne sottolinea l’attitudine nell’utilizzare ogni tipo di materiale fotografico, e chi invece si limita ad elencare le collezioni pubbliche e private dove compaiono le sue foto in tutto il mondo; ecco qualche nome: l’International Polaroid Collection (USA), la Biblioteca Nazionale di Parigi, l’Archivio Fotografico Comunale di Roma, la Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), il Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).
Qualcos’altro da aggiungere? Ah si! Noi Augusto De Luca, l’abbiamo incontrato e siamo riusciti a farci rilasciare un’interessante intervista nella quale il fotografo ha raccontato molti particolari e dettagli del suo straordinario (e premiatissimo) percorso.
– Come inizia la carriera di Augusto De Luca nella fotografia?
“Spesso le cose belle succedono per caso e così fu per me. Erano gli anni ’70 e i ragazzi passavano le loro giornate a fare due cose: suonare e fotografare. Io suono anche eh! Un giorno un mio amico fotoamatore mi invitò a casa e mi mostrò la stanza dove sviluppava e lavorava. Quell’atmosfera con luce rossa, le bacinelle, ingranditore, quei colori! Ne rimasi folgorato. Il processo di creazione della fotografia mi colpì tantissimo e iniziai da quel momento a fotografare. Dopo qualche tempo, iniziai a esporre e cominciai a frequentare Spazio Libero (Spazio che ha iniziato grandi artisti del calibro di Mario Martone, Toni Servillo, Antonio Iuorio, Alba Primiceri e che ha ospitato tra gli altri anche l’artista americano Andy Warhol n.d.r). Venni notato dopo qualche tempo dal direttore di Kodak Italia, il quale apprezzava il mio lavoro perché si discostava dalla tendenza napoletana, sempre in bianco e nero e quasi esclusivamente reportagistica. Fu un incontro decisivo, in poco tempo riuscii a farmi apprezzare da Lanfranco Colombo, proprietario della mitica galleria ‘il Diaframma’ di Milano, prima in Europa a quei tempi. Il successo iniziò a crescere, le esposizioni aumentarono e mi chiamarono a lavorare in Francia. Conobbi Barbara Hitchcock della Polaroid e il direttore del Museo della Fotografia di Charleroi in Belgio e iniziò così la mia carriera internazionale”.
– Nel corso della sua carriera ha immortalato personaggi importanti di Napoli e non solo. Ci racconta qualche aneddoto divertente su uno o più di questi?
“Me ne viene in mente uno in particolare. Nel 1988 iniziai a lavorare ad un progetto fotografico per un libro intitolato “Napoli Donna”, con l’introduzione di Lina Wertmuller. Trentasette ritratti a donne napoletane che in qualche modo avevano contato nelle cultura napoletana. Tra queste donne non poteva mancare la partner di Eduardo più rappresentativa: Pupella Maggio, che si era trasferita a Roma anche se il suo cuore rimaneva a Napoli. Io ero molto emozionato e in auto girai tantissimo per trovare la sua abitazione, bussai, salii al secondo piano, ma poi…lei aprì la porta e le scale furono invase da un profumo di ragù che mi fece girare la testa…io chiusi gli occhi e annusai profondamente, Napoli si era trasferita a Roma e in quel momento mi sentii a casa mia”.
– Il suo lavoro è caratterizzato da uno spirito eclettico e sperimentalista che non si ferma mai. La domanda che vorrei porle è: quanto il suo stile è stato influenzato dalla sua città, Napoli?
“Napoli è creatività e passione. Anzi, Napoli, è una bomba creativa! Da una parte il fuoco del Vesuvio, dall’altra il blu e l’acqua del Golfo. Siamo tanti popoli dentro uno solo. Una persona che vive qui, se creativa, trova l’Eldorado. Napoli ti alimenta continuamente, anche quando parliamo noi napoletani è come se dipingessimo. Tutto questo non poteva che influenzarmi, nella vita ma anche nel mio lavoro”.
– La passione per la fotografia rimane intatta ancora oggi e forse è addirittura in crescita. Cosa consiglia a un giovane che vuole intraprendere il suo percorso?
“Ho sempre avuto dentro di me il germe dell’uomo madre, la creatività mi ha sempre accompagnato. Io però ho molte anime che vengono fuori a mesi o anni alterni. Sono fotografo, performer, avvocato, collezionista, musicista. Tutto questo fa parte di me, non elimino niente, semplicemente permetto alle mie diverse anime di alternarsi. Le nuove generazioni vivono una situazione particolare per quanto riguarda la fotografia. Con i cellulari tutti credono di essere fotografi ma in realtà la fotografia va studiata e con il cellulare non si possono ottenere certi risultati. I ragazzi devono vedere molto…bisogna guardare, guardare, guardare, iniziare anche a copiare ma poi creare. Come diceva Picasso “bisogna saper copiare”. Tutti gli imput visivi, i vari stili dei grandi fotografi, si miscelano insieme e formano il background di una persona dando vita al suo personale modo di fotografare. Guardare continuamente immagini e fotografie di autori importanti è un allenamento per l’occhio e la mente”.