«Al Qaeda un tempo contava su un gran numero di jihadisti, ora invece non c’è più nessun combattente in attività, né si progettano operazioni. I pochi rimasti pensano solo a sopravvivere». Parola di terrorista, parola di Hafiz Hanif, 17enne afgano che ha raccontato la sua storia al settimanale Newsweek e che paventa la fine della grande organizzazione terroristica che ha realizzato l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.
Afgano rifugiato in Pakistan, andato via da casa nel 2009, a 15 anni, per unirsi ai qaedisti in Afghanistan e combattere gli Usa, è stato convinto dai genitori a tornare a casa nel 2010 e quando l’anno dopo ha deciso di tornare a sparare nella sua vecchia cellula, ha scoperto che dei suoi 15 componenti ne erano rimasti solo quattro. “Negli ultimi due anni – si legge nell’articolo di Newsweek tradotto dalla Repubblica – l’organizzazione è stata falcidiata dagli attacchi dei velivoli radiocomandati americani ndr e ha visto tra le sue fila un vero e proprio esodo di jihadisti in fuga, demoralizzati, dalle aree tribali pakistane. Secondo Hanif su entrambi i lati del confine ormai i combattenti di Al Qaeda sarebbero al massimo una quarantina o una sessantina”.
Hanif afferma che «il capitolo glorioso di Al Qaeda è giunto alla conclusione. Il martirio del nostro grande Sceicco Bin Laden, ucciso il 2 maggio 2011 ha segnato la fine dell’organizzazione. Finché lo Sceicco era vivo i nostri capi erano forti e determinati a combattere. La sua morte e gli attacchi dei droni hanno dissanguato i nostri vertici. Oggi i capi non fanno altro che spostarsi da un luogo all’altro per motivi di sicurezza». E come se non bastasse, i soldi che arrivavano dal Golfo Persico, ora sono destinato alle rivolte della “Primavera araba”. La visione del terrorista è condivisa anche da Fawaz Gerges, docente di Relazioni internazionali alla London school of economics. Secondo l’autore de “La nascita e la caduta di Al Qaeda”, «nel periodo di massimo splendore, alla fine degli anni ’90, Al Qaeda contava tra i mille e i 3 mila adepti. Secondo uomini dell’intelligence di diversi paesi occidentali, oggi conta meno di 200 membri, situati soprattutto in Pakistan e Afghanistan».
Se dopo l’uccisione in pochi mesi di Bin Laden e Attiyah Abd al Rahman (ex “numero 3”), molti analisti sono d’accordo nel credere l’organizzazione terroristica decisamente indebolita, altri ritengono ancora forti e operativi gruppi locali, legati ad Al Qaeda, come Al Shabaab in Somalia, Boko Haram in Nigeria, i Taliban e Aqmi in Nord Africa.
Fonte: http://www.tempi.it/anche-al-qaeda-crisi-parola-di-terrorista
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