Si intravede un piccolo spiraglio per il mercato del petrolio, anche se da qui a dire che la bufera è passata ne corre ancora. L'Opec ha raggiunto un accordo ad Algeri riguardo la riduzione della produzione, il cui surplus è la prima causa di trubolenza del settore. Ma le teorie su quel che succederà in futuro sono molto diverse.
La situazione del mercato del petrolio
Anche per questo probabilmente non c'è stabilità sui mercati. Come testimonia la ritirata improvvisa sui future principali sul petrolio, dopo che giovedì c'era stata la ripresa. Sui mercati energetici, il contratto sul Wti americano con consegna novembre cede l’ 1,19% a 47,27 dollari al barile al momento, mentre il future con scadenza analoga sul Brent londinese lascia sul campo l’ 1,2% a quota 48,64 dollari (dati LCG broker).
Secondo alcuni analisti, questo nuovo scenario potrebbe spingere il prezzo del greggio fino a toccare quota 55-60 dollari al barile. Questo perché il sistema produttivo dei vari paesi sarebbe comunque sotto pressione, nel tentativo di tenere alti livelli di produzione e non perdere quote di mercato. Però la capacità di riserva è minima e i produttori più grandi stanno soffrendo un deficit di budget o di liquidità. Questo dovrebbe persuadere i produttori a rispettare le intese raggiunte.
C'è però chi la vede in modo opposto. Anzitutto per via dei problemi nel dare concretezza all'intesa di Algeri. Come verrà suddiviso il congelamento di produzione? Che trattamento di favore avrà l'Iran? I produttori non Opec come si regoleranno?
Per questi motivi alcuni analisti sono molto scettici sull'efficacia di questo accordo. Anche perché è già successo che i reali livelli di produzione on fossero poi rispettosi delle intese raggiunte. L'Opec, in realtà, non ha alcun potere di far rispettare i patti.